Rimini | Abuso di alcol e droga, Vitali: Strategie alternative e più impegno da parte delle categorie commerciali (ma dice anche: ci vorrebbe l'esercito)
Un uomo invocherebbe l'esercito per debellare il ritorno a Rimini della piaga della droga. E' Stefano Vitali, presidente della Provincia, e lo fa dopo l'ultima notizia in ordine di tempo (oggi sui quotidiani locali): quella del minorenne ucciso in riviera da un mix di alcol e droghe. "La lotta allo spaccio delle sostanze stupefacenti non è una priorità di stagione, ma a Rimini negli ultimi anni (durante i quali si è evidentemente registrato un ritorno di fiamma della piaga) è una priorità per così dire destagionalizzata. Estate o inverno, col sole o con la neve, la cultura della droga è tornata ammaliante, forte di una bolla giustificazionista che la nutre e la ingrassa. Eppure per debellarla non si invoca l’esercito o maggiori rinforzi. E invece si dovrebbe, visto che tecnicamente quello dello spaccio di droga è un’occupazione di territorio, con indotto criminale e effetti letali a breve, medio e lungo rilascio sulla comunità in cui si insista".
L'intenzione del presidente Vitali non è in realtà quella di scatenare una nuova guerra al crimine, ma "quella di provare, così come si sta facendo per altri fenomeni, a individuare strategie alternative alla mera repressione, che coinvolgano e responsabilizzino direttamente i soggetti privati che in qualche modo risultino coinvolti nel problema. E' assai probabile che vi siano luoghi e situazioni più deputate di altre allo spaccio: la dinamica di molti drammi recenti, in tal senso, è abbastanza ripetitiva. Su questi luoghi e situazioni, le categorie economiche che giustamente sostengono con forza il pieno contrasto a fenomeni di irregolarità commerciale devono con altrettanta determinazione sostenere pubblicamente la lotta al consumo e alla cultura dell’eccesso di droga e alcol da parte prima di tutto dei loro associati. Non mi si venga a dire che prendere un’iniziativa locale su questo tema equivale a svuotare l’oceano con un cucchiaino, visto che il ‘problema è generale’. Non si tratta di sottoscrivere un semplice protocollo (ma anche questo aiuterebbe oggi), semmai di essere ancora più rigorosi nel controllare, punire e sanzionare, oltre ai colpevoli dello spaccio, anche quei luoghi e quelle situazioni che, se si ripetono, non possono essere più considerate una quinta neutra e anonima".